Cosa direbbe Freud?

Sarà che a fine mese mi scade la maternità obbligatoria.
Sarà che ho fatto due chiacchiere con delle colleghe.
Sarà che settimana prossima andrò in ufficio a parlare con il capo del mio rientro.
 
Sarà quel che sarà, ma stanotte eravamo tutti a un funerale. In realtà, il funerale era finito ed eravamo in un parcheggio a parlare (compreso il mio professore di Arte del Liceo, chissà perché!).
Io tento in tutti i modi di farmi notare dal mio capo e di raggiungerlo.
Lui però non si accorge della mia presenza e sale in macchina con la moglie per andare a pranzo fuori.
 
Mentre lo aspetto, incontro Collega C. e collega A. che non mi filano neanche di striscio.
 
Arrivo in ufficio, mi siedo nell'ufficio del capo e inizio ad annaspare.
 
Mi sveglio.
 
Ok. Non è un granché come sogno, ma mi sono svegliata angosciata e agitata.
 
C'è da puntualizzare che:
- ho cambiato lavoro ma non azienda un mese prima di scoprire di essere incinta.
- il nuovo capo non mi conosce minimamente.
- al mio rientro, che sarà traumatico in sé, dovrò fare un lavoro nuovo che non conosco per nulla.
- ho un senso del dovere alla millesima potenza
- suddetto senso del dovere mi fa sentire ingiustificatamente in colpa per la maternità anticipata
- sempre il suddetto senso del dovere mi ha fatto dire al ginecologo: "ma non è che posso tornare al lavoro giusto per sistemare alcune cose?" con una minaccia d'aborto in corso.
 
Soprattutto, però, c'è da puntualizzare che non è giusto essere in ansia perché si deve andare a parlare di maternità facoltativa quando questa è un tuo diritto.

Comments

  1. Io sono una che in otto anni di lavoro ha fatto i primi giorni di malattia quando ho avuto una colica renale in gravidanza e sono tornata a lavorare un altro mese mentre la ginecologa si domandava il perchè non volessi stare a casa. Ho preso la facoltativa (solo i primi sei mesi) e se tutto va bene sto ipotizzando il mio rientro. Io invece ho il timore di pentirmi una volta rientrata di non aver utilizzato anche gli altri sei mesi perchè i bambini crescono così in fretta e il tempo non torna più indietro. So cosa intendi ma ti assicuro che siamo più che giustificate! E quando li vedrai crescere a vista d’occhio e interagire con te, ti renderai conto che ne è valsa la pena stare a casa…

  2. Io dico che il senso del dovere elevato alla massima potenza è quello che ti fa stare in ansia. Io mi sento in colpa perchè praticamente in azienda non riesco a fare niente e mio papà e mia mamma stanno facendo tutto al posto mio e loro avevano già il loro ruolo e veder fare le mie cose dagli altri mi deprime ma è anche vero che i bambini crescono in fretta e così piccoli li abbiamo solo adesso ed è giusto godersi il più possibile ogni loro sorriso . EricaML

  3. Ti dico solo questo: prima di tornare in ufficio (quando ancora ero impiegata da 9 anni nella stessa azienda) ho sognato che mi presentavo in reggiseno, e una mia titolare (tra l’altro una delle più buone) mi faceva subito un cicchetto. Io non capivo che fine avessero fatto i miei vestiti…

    c’è che l’ansia prende il sopravvento, soprattutto se si tiene al proprio posto di lavoro. Non sarà facilissimo ingranare di nuovo, specie perché avrai l’allattamento (suppongo) e farai 4 ore anziché 8, e ti sentirai in colpa magari anche per questo!

    Non è giusto, ma per come vanno le cose oggi credo che ci si senta tutte un pò così…

    arianna

  4. ll mio lavoro mi ha obbligata a stare a casa da subito mentre io nonostante le due minacce ancora andesso mi chiedo perchè!Sarei dovuta rimanere a casa il giorno stesso in cui ho scoperto di essere in attesa invece ho deciso di stare zitta per un pò perchè una mia collega avevo avuto un incidente e nn volevo lasciare il nido nel panico..

    Nonostante il mio contratto scada il 30 giugno ovvero prima della nascita di fagiolo e nonostante io nn so cosa ne sarà di me se riuscirò ancora a lavorare dopo la gravidanza ….. a regola nn avrei nemmeno dovuto rimanere incinta…

  5. se ti può consolare sei come mia moglie, quindi ti capisco.

    Cerca di star tranquilla, a volte voi donne vi fate più problemi di quelli che in realtà esistono.

    E poi settembre è ancora lontano, non angosciarti fin d’ora

  6. sono una aspirante nonna di 53 anni…..al tempo, mio figlio oggi ha trent’anni’ ho tentato un rientro al lavoro, ma non avendo collaborazione da parte della mia famiglia che me lo faceva pesare e tanto ho finito per licenziarmi……

    ho ripreso a lavorare quando il piccolo aveva quasi tre anni e poteva andare all’asilo….era perfettamente autosufficente e parlava correttamente……la realtà è che benedico quel periodo, anche di stenti e difficoltà economiche, perchè io non avrei sopportato che qualcuno avesse sentito la sua prima parola o visto spuntare il suo primo dentino……o sentirmi dire che camminava…..

    credi…il tempo che trascorri con i tuoi piccoli non sarà mai tempo perduto…..certo sei giovane….io lo ero ancora di più, avevo 23 anni allora…..e una gran voglia di essere mamma….anche se capisco che due bimbi insieme danno certamente un gran da fare….

    non farti condizionare dai datori di lavoro….e illudere di essere indispensabile…..nessuno lo è…..ma la tua vita è decisamente più importante, credimi…

    carla

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