E battesimo fu

Da ricordare:

La pioggia.
Anche il giorno del matrimonio ha piovuto. Deve essere una costante delle cerimonie di famiglia.

Gli errori.
Noi che sbagliamo ad accoppiare i bimbuli con i rispettivi padrini e madrine e, per fortuna, ce ne accorgiamo appena in tempo.
Il prete che si dimentica un passaggio e se ne accorge solo alla fine. Quando andiamo sull’altare per firmare ci fa portare i bimbuli e rimedia alla dimenticanza in extremis.

Le foto.
Abbiamo fatto più foto in posa che al nostro matrimonio.
Al matrimonio ero per "voglio solo foto naturali" e tutto sommato sono ancora per questa filosofia. Ma mi manca non avere foto di gruppo da tenere o da dare come ricordo e ho voluto rimediare.

I rigurgiti.
A cui si danno i bimbuli durante le suddette foto in posa.

L’amica di famiglia SoTuttoIo.
"Ma li metti un po’ di schiena? Ma li fai dormire di lato? Ma se schiacci la pancia è logico che rigurgitano! Ma non hanno fame? E sonno?"

Le cadute.
Mio zio che cade per fare uno scherzo, a quasi settant’anni, ad un’altra mia parente e ora si ritrova con un livido nero sulla schiena.

I palloncini. O meglio: i polmoni di Zia Pisi, la mia cognatina.
Abbiamo scoperto che Zia Pisi adora gonfiare palloncini. Ne avrà gonfiati una trentina e la cosa la mette anche di buon umore. Sospettiamo ci sia una qualche sostanza strana sui palloncini.

La stanchezza.
Sono arrivata a sera stanca quasi quanto il giorno del matrimonio e con le braccia doloranti per averli tenuti in braccio non so quanto.

Le chiacchere.
Meno di zero da parte mia. Rimbalzavo come un flipper da una parte all’altra della sala e quando riuscivo a fermarmi per scambiare due parole dovevo subito andare a recuperare un bimbulo o a salutare qualcuno.

Ma soprattutto da ricordare: gli amici e i parenti che sono lì perchè vogliono bene a te e ai bimbuli.
Come per il giorno del matrimonio, sapere di essere circondata da persone che ti vogliono bene e che sono lì per te (in questo caso per i bimbuli, ok) mi trasmette sempre una sensazione di sicurezza e serenità, nonostante il nervosismo o la stanchezza per lo sbattimento in sè di organizzare tutto.