Quando la sirena dell’ambulanza suona

C’è chi non l’ha mai provato e chi invece è un po’ abituato. Anche se non ti abitui mai veramente.

118. Sirene. Vai in strada. Fai un cenno all’ambulanza perché imbocchi subito il cancello giusto. Apri la porta. Quarto piano. Togli lo zerbino per agevolare il passaggio della sedia a rotelle. “Dove lo portate?” – “Ok, vi seguiamo con la macchina.”
Anche se, le ultime due volte, mia mamma non ha voluto che andassi con lei. “Stai tranquilla e stai a casa con i bimbi”.
E tu stai a casa, non molto tranquilla, a fare zapping alla televisione e ad aspettare qualche notizia.

Ci sono cresciuta, con il suono dell’ambulanza.

Aveva 38 anni, una moglie di 26, un figlio di 1 e un infarto in corso.
Si è ripreso. A dispetto di tutto e di tutti. E 10 anni dopo ha fatto il primo intervento a cuore aperto.
Io avevo due anni e mio fratello 10.
Si è ripreso. Con una forza, una tenacia e, soprattutto, una voglia di vivere da cui ho solo da imparare.
Ha rimesso gli sci, ha diretto un coro, ha lavorato con passione.
E quando di anni ne avevo 13 ha fatto la seconda operazione, il cui esito non è stato molto positivo.
Ma si è ripreso nuovamente.
Con una passione per la vita, una curiosità intellettuale e una fede fuori dal comune.
In tutti questi anni, il suono dell’ambulanza risuonava più o meno periodicamente.
Cinque anni fa, una nuova prova.
Durante l’estate era stato tormentato dal mal di testa, lui che non ne soffre mai. Si pensava fosse sinusite e invece era un’emorragia.
Una nuova operazione. Niente anestesia totale per lui: il suo cuore era troppo malandato. La cardiologa dell’ospedale che ci fa capire chiaramente e senza molto tatto che l’operazione sarebbe potuta essere troppo pesante per lui.
Era l’11 settembre 2007.
E invece si è ripreso. Ancora una volta. A dispetto di tutto e di tutti.

L’anno dopo, nel giro di pochi mesi, è diventato 3 volte nonno. Ed è rinato.
Ogni tanto, però, la sirena suona. Come domenica notte.

Mi ci è voluta una psicologa per razionalizzare e verbalizzare che ho sempre vissuto con la paura.
La paura di perderlo da un momento all’altro.

Ma la consapevolezza di aver ricevuto un grande dono, quella no. L’ho sempre avuta.
Il dono di ogni giorno che ho potuto passare con lui.

 

 

( Sta facendo una serie di accertamenti ma sta meglio. E’ una roccia.)

Comments

  1. ti abbraccio

  2. leggendo l’ultima annotazione ho tirato un sospiro di sollievo!

    incrocio le dita! buona giornata comunque!

    baci

  3. un abbraccio. forte forte

  4. un bacio. grosso grosso!

  5. Un abbraccio Silvia ! Un abbraccio sincero !
    Ed il mio più sincero in bocca al lupo !

  6. Ti sono vicina.
    Un abbraccio!
    Eli

  7. <3 C.

  8. A tutti un grazie di cuore…

  9. quando han detto a mia mamma che dove operarsi al cuore lei ha detto : un attimo, sistemo i miei nipoti e poi arrivo. Son delle rocce hai ragione. In bocca al lupo per i controlli!
    Chicca

  10. Primo post che leggo in questo blog…
    Azz, ho il cuore in gola!
    Abbracci…

Replica al commento si Silvia Cancella la replica

*