Libri letti in estate -prima parte (meglio tardi che mai…)

Ricordate il post sui libri dell’estate?
Vi avevo detto che vi avrei raccontato le mie letture estive e vi dico subito che non li ho letti tutti e che qualcuno è stato sostituito in itinere.
Avrei voluto fare un post con le mie impressioni su tutti i libri ma, per mancanza di tempo, parto dai primi due letti.

Il Quaderno di Maya di Isabel Allende

Da una parte è sempre lei, l’Allende che conosco: il suo Cile, le sue donne e l’amore protagonista.
Il Cile con i suoi colori, la sua natura aspra e incontaminata e  il suo popolo passionale e superstizioso.
Le donne forti e creative, passionali ed estreme.
L’amore che regna sovrano, come quello per la propria terra e la propria storia, come quello verso la famiglia.
Dall’altra è una Allende un po’ diversa.
C’è Las Vegas, con le sue luci abbaglianti, lo sfavillio attraente e menzognero, i soldi facili.
C’è Maya, che si discosta dalle protagoniste normalmente raccontate da lei, e la sua storia che si tinge di tinte forti, come quelle dello stupro, della violenza, della droga, delle crisi di astinenza.
C’è l’amore, quello che Maya imparerà a provare verso se stessa, perdonando il proprio passato, facendone tesoro per essere pronta a ricominciare.
E’ un cammino, quello di Maya, che passa dal dolore inespresso per la perdita di suo nonno, alla perdizione totale e alla riscoperta di sé nel Paese che la Allende ama tanto.

Le frasi
C’è gente così, convinta che tutti i dolori si assomiglino e che esistano formule e intervalli di tempo per superarli. La filosofia stoica della mia Nini è più adeguata in questi casi: “La sofferenza ci chiama, stringiamo i denti” diceva. Un dolore così, dolore dell’anima, non si elimina con medicine, terapie  o vacanze: un dolore così lo si soffre, semplicemente, fino in fondo, senza attenuanti, come è giusto che sia.

La felicità è saponosa, scivola via tra le dite e invece ai problemi ci si può attaccare, offrono un appiglio, sono ruvidi, duri.


Facebook in the rain di Paola Mastroccola

Come avevo anticipato, è il primo libro della Mastroccola che leggo e, nello stile, questo libro mi ha ricordato un po’ Vitali, per la storia e per lo stile: una storia lieve e leggera, una storia moderna, ambientata nei nostri giorni ma raccontata con un linguaggio e uno stile retrò.
Evandra, da quando il marito è morto, si reca ogni giorno al cimitero e lì passa le sue giornate.
Si è fatta anche qualche amica con le quali, davanti alle lapidi, fa due chiacchiere o gioca a carte.
In autunno Evandra inizia a preoccuparsi: cosa farà nelle giornate di pioggia? Come occuperà il suo tempo se non potrà andare al cimitero,?
La sua amica le suggerisce di iscriversi a Facebook ed ecco che Evandra, per la prima volta, accende un computer e si incammina su un pendio scivoloso: passerà dallo stupore iniziale per il mondo virtuale, all’esaltazione fino alla dipendenza.
Tra le righe e lo stile leggero, qualche riflessione non può non affiorare…

Le frasi
Le persone di Facebook (…) erano come nomi viventi, entità umane dotate di una vita particolare, fatta di finestre e icone. Gente che raccontava quel che voleva di sé (…).

Era bellissimo, emozionante, esaltante. Uno si parlava… senza parlarsi! Scrivevi e sapevi che l’altro leggeva subito e rispondeva subito, così anche tu subito leggevi e subito ri-rispondevi. Era tutto un trionfo del subito. Subito qui e adesso. Una vita in diretta. Uno si sentiva subito meglio, subito… collegato. Mai più solo, senza fili.

 

Comments

  1. che brava! quanti libri hai letto! Io ne avevo 3-4 e malgrado sia una lettrice appassionata non sono riuscita ad aprirne neanche uno!

    • La foto indicava i miei auspici prima delle vacanze. Poi è andata un po’ diversamente ma devo dire che un po’ sono riuscita a leggere.

Replica al commento si mammamanager Cancella la replica

*