“Non voglio andare a scuola”

Appena aprono gli occhi, la domanda è sempre quella: “Oggi si va a scuola?”
5 giorni su 7 la risposta è ovviamente “sì” e 5 giorni su 7 inizia il solito ritornello:
“Non voglio andare a scuola”.
A volte piangono, a volte si arrabbiano, a volte si intristiscono.
Altre volte, poche, fila tutto più o meno liscio.
Il momento del distacco è quello in cui soprattutto uno dei due fa fatica. Cerca di trattenere le lacrime e la tristezza. A volte ci riesce e altre volte no.

Hanno i loro amici (pochi amici e gli altri sono compagni, bambini saggi!), quando tornano a casa sono sereni e spesso raccontano quello che fanno ma ogni mattina il ritornello attacca e io ogni giorno vado un po’ di più in crisi.
Abbiamo cercato di chiacchierare e capire come mai e la risposta è stata “perché a scuola si fanno le cose difficili”.

Io li osservo quando sono fuori casa in un contesto non loro e un po’ mi rivedo.
Fuori casa, soprattutto a scuola, sono i classici bravi bambini: educati, ubbidienti, pacati, ligi al dovere.
E trattenuti.
A casa la loro vivacità, la loro chiacchiera e il loro movimento è continuo e irrefrenabile.
E io non so se questa cosa le maestre l’hanno proprio capita. Non so se hanno capito che loro sono entrambi questi aspetti.

Poi c’è la maestra che ha fatto un discorso e ha detto al figlio che fa più fatica che ora deve diventare grande e smettere di piangere la mattina.
E’ un discorso che a me stride.
E’ normale che a me strida?
Perché diventare grandi non vuol dire smettere di piangere. Perché piangere è un loro modo per esternare quello che si ha dentro.

Ecco.
“Quello che si ha dentro”.
Forse è questa la loro fatica.

Ma non ho risposte.
Solo qualche intuizione, dubbi e domande.

 

 

 

Comments

  1. Cara, come ti capisco. Anche alla mia bimba è capitato un periodo così, e dopo mille domande sai cosa ho scoperto? Che dormiva troppo poco, e la mattina si svegliava stanca. Ora che la sera la mando a letto prima le cose sono un po’ (un pochino) migliorate. A parte il suo caso, credo che siano momenti…E sono d’accordo, d’accordissimo con te: diventare grandi non vuol dire smettere di piangere. Piangere può servire, può aiutare a tirare fuori tutto, a dire quello che non si riesce a verbalizzare.
    Purtroppo anche io non ho risposte da darti, ma solo un grande abbraccio!

    • Anche io all’inizio mi dicevo “sono momenti, passeranno”.
      Invece non passa e ogni giorno, più o meno, è sempre la stessa storia… ma passerà! Spero… altrimenti anni e anni di vita scolastica così non so se riuscirò a reggerli ;-)

  2. Oh eccome se stride quella frase li … non mi piace nemmeno un po’ …anche da noi è un po’ come da noi : mamma oggi andiamo a scuola? e ai cinque si corrispondono altrettanti : no non ci voglio andare …soprattutto da parte di uno dei miei boys ….

    • Sapere che siamo nella stessa situazione un po’ conforta, no?
      A me sembra di essere circondata da bimbi che vanno a scuola volentieri!

  3. la mia ha fatto così per quasi tutti e tre gli anni dell’asilo. Il terzo un po’ di meno perchè c’erano bimbi più piccoli che piangevano tanto e lei si sentiva in dovere di consolarli.
    Coraggio

  4. mamma al quadrato says:

    Cara Silvia, questo tuo post mi fa molto male perché so cosa si prova. Perché i nostri figli si somigliano molto. Perché io sono sempre stata timida (e in modo diverso ma lo sono ancora). Comincio col dirti che anche se i miei quest’anno vanno volentieri all’asilo mi chiedono comunque “oggi si va a scuola”?. Non tutte le mattine ma quasi. D’altronde per quanto possa essere stimolante stare con tanti altri bimbi e imparare cose nuove, come si può mettere a paragone l’attenzione che ti dà una mamma/nonna con quella che ti può dare un’insegnante che si divide per 28 alunni?
    E poi c’è la questione emotiva, il carattere: e quello purtroppo non ce lo scegliamo.
    Spiega alle maestre tutto quello che ti senti di voler spiegare perché davvero vale la pena chiarirsi i dubbi e scambiarsi opinioni.
    Ti abbraccio forte! Forza Filippo e Lorenzo! Quanta tenerezza in quella foto!

    • Grazie Laura! Io me lo prendo tutto il tuo abbraccio.
      Ho fissato i colloqui con le maestre (ti aggiornerò).
      La foto era del primissimo giorno di scuola.

  5. proprio l’altra sera Sofia mi ha detto che non vuole andare a scuola (primaria) perchè si faranno le cose difficili!
    ussignur, mi sono detta, speriamo bene perchè la strada è lunga!

    una mamma in rete con lo stesso problema ha cucito un cuoricino di feltro da mettere in tasca al grembiulino. un conforto per il bambino, un piccolo oggetto transizionale che ha reso un po’ più semplice il distacco …
    magari può servire anche ai tuoi piccoli …

    un abbraccio
    C.

    • Ma sai che mi hai dato un’idea meravigliosa?
      Avevo letto anch’io qualcosa del genere ma non mi ricordo proprio dove… Questo week end mi applico e faccio un bel cuoricino in feltro!
      Grazie!!!

  6. Salve a tutte!
    Cercando in rete sul perché i bambini non vanno volentieri a scuola, mi sono imbattuta nel tuo blog, cara Silvia. Leggo tutti i commenti e mi sento di affacciarmi timidamente a voi per cercare di dare un mio piccolo parere. Più una domanda da cui, spero, nasca la vostra curiosità da approfondire.
    Avete mai sentito parlare di scuola libertaria e democratica? Di homeschooling? Sono due le domande ;-)
    Per com’è impostata la nostra scuola, è veramente difficile che un bambino ci vada volentieri, soprattutto le primarie per poi via via andar sempre peggio. Se facessimo un sondaggio, sono sicura che più del 50% non vada volentieri a scuola e non perché non curioso di sapere o peggio svogliato. Sentendoci dire dagli insegnanti: ” è intelligente, ma non si applica” Poniamoci delle domande.
    Andate su: http://www.educazionelibertaria.org e andate su youtube, Irene Stella ecc.
    Io sto’ cercando di aprire dalle mie parti questa scuola. Per ora sono una promotrice, spero per il prossimo anno scolastico, di essere una fondatrice e coordinatrice :-)
    Grazie e scusate.
    Anna

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