Strade aperte, strade mai percorse

Appollaiata su uno sgabello, mangio un trancio di pizza al volo e osservo il mondo che si muove al di là della vetrina.

Un mendicante chiede l’elemosina. Una signora gli passa accanto e perde 10 euro dalla tasca. Lui li raccoglie e li osserva per un secondo di troppo. Negli occhi un lampo di esitazione, di desiderio, di indecisione: ma è solo un attimo. I piedi, stretti in scarpe troppo leggere per il freddo che si sente, si muovono di corsa per verso la signora.

I ragazzini escono da scuola: sulle spalle pesanti zaini eastpak, ai piedi scarpe dalle stringhe colorate, in mano cellulari di ultima generazioni e in testa capelli perfettamente stirati con la piastra. Qualcuno corre, qualcuno cammina strisciando i piedi, qualcuno salta, scherza e gioca lasciando intravedere sprazzi di un’infanzia che si è appena lasciata alle spalle e che si vuole in tutti modi nascondere.

Una professoressa, seduta accanto a me, mangia un’insalata; ha i capelli, lisci e neri, raccolti in un’austera coda di cavallo, un naso aquilino, occhiali dalla montatura scura e spessa.

Dall’altra parte, sempre accanto a me, due amiche o colleghe, parlano di litigi in famiglia: cose già sentite, discorsi già fatti.

Io mangio la mia pizza e, ovattata da pensieri  e ricordi, mi perdo in una strana nostalgia: per la spensieratezza, che non tornerà più, di quell’età, per i sogni privi di concretezza, per la sensazione che tutto sia possibile e la certezza che tutte le strade davanti a noi siano aperte.

Per quelle strade, mai percorse, che non saprò mai dove mi avrebbero portato.

Comments

  1. Bellissimo post… ci leggo una nostalgia lieve, che non toglie nulla al valore immenso di quello che hai, ma anzi lo rende ancora più prezioso. Cosa c’è, cosa c’era, cosa ci sarebbe potuto essere…
    Mi ci ritrovo molto.

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